sabato 22 novembre 2014

Capitolo 5



Le ragazze non riuscivano più a smettere di ridere. Le battute su quello che sarebbe successo ad Armando, dopo la sventagliata da “action painting”, venivano fuori a raffica.
«E ora, cosa le racconterà alla moglie?» Iniziò Francesca, intenta a guidare verso il locale dove avrebbero ballato per l’intera serata.
«Che tornando a casa, ha imboccato lo svincolo sbagliato e si è trovato al centro di un campo di paintball.»
«Oppure può dirle che si è scontrato con un camion che trasportava vernici.»
«O che gli hanno chiesto di fare il testimonial per una nuova linea di abbigliamento molto colorata.»
«Voi dite che ha più speranza di cavarsela con una spiegazione surreale?» Chiese divertita Mia. «Comunque, è certo che adesso non mi chiamerà più.»
«Al massimo ti contatterà per un lavoro da imbianchino.»
«Mi servirebbe uno per pittare casa... ma conoscendo bene la sua anima da imprenditore si sarà già venduta la giacca a qualche critico d’arte»
Le ragazze proseguirono così, ancora per molto.
Mia era eccitatissima. Si sentiva più leggera ora che si era liberata di quel grosso peso e terribilmente divertita per il modo in cui era finita. Le doleva la testa, per quanto aveva riso alle battute delle amiche. Una serata con loro era proprio quello che ci voleva: divertimento puro senza alcuna pretesa. A differenza degli uomini, loro non la deludevano mai. Ora aveva soltanto bisogno di ballare.  
«Dove stiamo andando?» Chiese alle ragazze.
«Cara, lascia fare a me.» Rispose Francesca. «Il mese scorso ho conosciuto Roel, un gran bel pezzo di cubano. In realtà prima ci sono stato a letto e poi l’ho conosciuto.» Spiegò orgogliosa. «Comunque sono stata invitata al suo locale e non si escludono repliche.»
«Certo!» Aggiunse Mia. «E forse stasera gli chiederai anche il cognome oltre al nome.»
La risata generale terminò con l’avvistamento delle luci esterne del locale.
La serata era al Conga, dove il martedì Roel, insegnante di salsa cubana, organizzava uno dei migliori appuntamenti della settimana, gettonatissima dai salseri fiorentini.
Arrivate fuori al locale, parcheggiarono la macchina e raggiunsero l’entrata, dove trovarono due buttafuori e Roel. «Ciao caro. Possiamo passare io e le mie amiche?» Chiese amabilmente Francesca, gettandosi tra le braccia del grosso cubano.
«Prego. Mujeres così belle sono sempre le benvenute qui al Conga.» Rispose Roel, ammirando i corpi delle quattro giovani donne.
Mia e le amiche si inoltrarono all’interno. Era la prima volta che partecipava a una serata cubana. I suoi ultimi partner l’avevano abituata a uscite di altro genere: Marco amava ballare la musica house, Giovanni era tipo da pizza e cinema e con Armando si godevano ricche cene e sesso clandestino.
Quando arrivò alla pista di ballo, rimase folgorata da quell’atmosfera meravigliosa. La sala era ampia e luminosa, caratterizzata da un elettrizzante gioco di luci colorate che danzavano nell’aria. Era pavimentata con larghe piastrelle quadrate di marmo lucido, che le donavano splendore e sfarzo quasi ipnotico. Un elegante gioco di specchi ne accresceva la profondità sebbene fosse già di per sé grande, e aggiungeva il piacevole effetto speciale di moltiplicare all’infinito le coppie danzanti.
Era attorniata da decine di coppie di ballerini che sembravano volare sulla pista. Non si spiegava come fosse possibile che, in quella danza magica, apparissero tutti più belli e terribilmente erotici. Si rese conto di non poter competere con loro ma capì subito che voleva far parte di questo mondo.
«Voi sapete ballare?» Esclamò preoccupata guardando le amiche. «Io non credo di farcela.»
«Certo! Non è poi così difficile.» Rispose Paola.
«Guarda lì, un gustoso pacchetto di cioccolatini.» Fece notare eccitata Simona. «Stasera ci aspetta un bel mal di pancia.»
Non indugiò un secondo in più. Insieme a Paola si lanciò in prima linea verso di loro. «Ciao ragazzi, c’è qualcuno che fa ballare due giovani principianti?» Propose con malizia.
«Venite qua, piccole! Vi facciamo divertire noi.» Due mulatti presero Simona e Paola e le guidarono al centro della pista.
«Sul serio sanno ballare quelle due?» Chiese Mia perplessa a Francesca.
«Per niente. Ma non penso che il loro obiettivo sia imparare.»
«Scusa, ti va di ballare?» Avanti a lei comparve un ragazzo moro di bell’aspetto, con indosso una camicetta bianca avvitata ai fianchi, che metteva in risalto il suo fisico atletico. Il ragazzo le porgeva la mano con fare gentile.
«Non so… sto qui con le mie amiche.» Mia si sentì del tutto spiazzata. «Non ho mai ballato salsa in vita mia.»
«Nessun problema. Ti mostro io come si fa. Tu mi devi solo assecondare.» Il ragazzo dallo sguardo penetrante sembrava molto sicuro di sé e continuava a tenderle la mano.
“Perché no!” Mia gli diede la sua. “Stasera dobbiamo divertirci.” E lo seguì sulla pista da ballo. Si girò un attimo a salutare Francesca, che rimase a fissarla fumante d’invidia.
Il ragazzo si fermò e si voltò verso Mia. Lei lo scrutò imbarazzata, restando rigida e immobile davanti a lui, con le braccia stese lungo il corpo. Lui sorrise e le prese con delicatezza le mani. Poggiò il palmo sinistro di Mia sulla sua spalla destra. La cinse da dietro la scapola e con uno scossone la tirò verso di lui. Mia si ritrovò con le spalle rette e il petto in fuori a pochi centimetri dal suo corpo.
“Ci sa fare!” Pensò, sentendo i suoi battiti accelerare.
«Rilassati, ti guido io.» Cominciò a muovere i piedi a ritmo di musica, una volta in avanti e una volta dietro, conducendola in maniera decisa. Mia, si lasciò guidare, affidandosi completamente a lui. Sorpresa di se stessa, notò che riusciva a seguirlo senza troppi problemi. Poco dopo, era già padrona del passo base.
«Brava! Stai andando bene.» Si complimentò il giovane ballerino.
«E’ grazie a te. Sei un bravo maestro.»
«Allora proviamo con qualche giro.»
L’abile ballerino moro cominciò a farla girare su se stessa, mentre la minigonna le volava in aria per la gioia degli spettatori. La prima volta, Mia se la abbassò prontamente con la mano ma, quando la musica s’impadronì di lei, non pensò più a niente. Cominciò ad accentuare i movimenti e a scuotere le spalle. Lo guardava dritto negli occhi e gli sorrideva divertita.
Quando terminò la canzone era esausta ma eccitatissima.
«Che bello! È stato troppo divertente.» Esclamò gioiosa.
«Hai detto che non sapevi ballare. Ti sei scatenata invece.»
«Piacere. Sono Mia.» Gli porse la mano.
«Io sono Lorenzo.»
“Mia non fartelo scappare.” Pensò con prontezza.
«Ho sete, mi offri qualcosa al bar?» Gli chiese candidamente, senza lasciargli la mano.
«Certo! Vieni con me.» Lorenzo la scortò tra la folla sfrenata che ballava intorno alla sala, riuscendo ad arrivare incolumi al bancone del bar.
«Cosa bevi?» Le chiese.
«Sei tu di casa.»
«Allora due Mojito andranno bene.»
Poco dopo arrivarono i due cocktail ordinati. «Prendi ti piacerà, è un tipico alcolico cubano.»
Mia sorseggiò il suo Mojito. «Mmm, buonissimo.» Dichiarò sorpresa. «Sei un ottimo ballerino. Sei forse un maestro di salsa?» Era molto brava a lusingare gli uomini con cui parlava.
«No, il mio è soltanto un hobby. In realtà sono un vigile del fuoco.»
«Caspita! Un vero eroe. Sai quante giovani donne in pericolo avrai salvato.»
«In realtà oggi solo un paio, bloccate fuori casa.» Rispose compiaciuto Lorenzo. «E tu invece che lavoro fai?»
«Io gestisco una filiale dell’Adecco. Non è certo un impiego elettrizzante come il tuo, ma anch’io aiuto la gente.»
Nell’aria cominciò a suonare una canzone dei Los Van Van. Una ragazza bionda e minuta, vestita con un vistoso e coloratissimo abitino da gara di ballo, si avvicinò a Lorenzo e lo prese per la mano.
«Lorenzo, mi fai da partner per questo pezzo? Stasera non abbiamo ancora ballato insieme.»
«Sto parlando con un’amica. Facciamo la prossima.»
«Ci parli dopo.» La ragazzina lanciò un sorrisetto dispettoso a Mia e trascinò Lorenzo al centro della sala.
I due cominciarono a infiammare la pista. Ballavano in modo appassionato ed energico, dando sfoggio del loro ampio bagaglio di figurazioni. I loro movimenti risultavano sempre puliti ed eleganti, a dimostrazione di una lunga preparazione alle spalle e anche di un’intesa maturata in un discreto numero di balli in coppia. Mia provò un pizzico d’invidia nei confronti della biondina, che stringeva forte l’affascinante moro. Nonostante fosse molto preso, Lorenzo non mancava occasione, tra una figura e l’altra, per girarsi verso di lei e sorriderle. Dal bordo della pista, con il cocktail in mano, Mia lo fissava senza staccargli gli occhi di dosso. “E’ bravissimo! Leggermente esibizionista direi.”
Terminata la canzone, i due tornarono da lei. La ragazzina si giustificò, fingendo dispiacere: «Scusa per prima ma questa canzone richiedeva due buoni ballerini.»
Mia non era certo venuta per questo ma era stato tutto così travolgente e non riuscì a trattenersi. «Non ti preoccupare. Mantieni questo.» Le piantò il suo bicchiere in mano. Afferrò la camicia di Lorenzo, lo tirò a sé e lo baciò con passione, mentre la ragazza rimase a fissarli con occhi spalancati, senza lasciare il cocktail.
Mia staccò lentamente le labbra da quelle di Lorenzo e gli sorrise con i suoi occhi verde smeraldo. Poi riprese il suo Mojito e liquidò la piccoletta. «Grazie, ora puoi andare.»
La ragazza guardò Lorenzo ancora allibita. Avrebbe voluto dirgli qualcosa ma le parole non le uscirono. Infine si allontanò irritata, sbattendo una coppietta per aria.
«Se volevi farla innervosire, mi sa che ci sei riuscita.»
«In realtà, volevo solo verificare se baciassi bene quanto balli.»
«Allora dovresti concedermi un altro ballo.»
Mia non si fece sfuggire la sua provocazione. Lo afferrò con la mano dietro la testa e lo tirò di nuovo a sé. Questa volta il bacio fu molto più lungo. Lui la cinse con il braccio dietro la schiena e la strinse contro il suo corpo.
“Meglio del ballo.” Pensò lei, schiodandosi dalle sue labbra.
Lui le prese la mano, la portò vicino alla bocca e la baciò, fissandola negli occhi. Poi notò qualcosa di strano.
«Sei una pittrice per caso? Hai le mani sporche di vernice.»
«No.» Rise. «E’ una lunga storia.»

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