Le
ragazze non riuscivano più a smettere di ridere. Le battute su quello che
sarebbe successo ad Armando, dopo la sventagliata da “action painting”,
venivano fuori a raffica.
«E
ora, cosa le racconterà alla moglie?» Iniziò Francesca, intenta a guidare verso
il locale dove avrebbero ballato per l’intera serata.
«Che
tornando a casa, ha imboccato lo svincolo sbagliato e si è trovato al centro di
un campo di paintball.»
«Oppure
può dirle che si è scontrato con un camion che trasportava vernici.»
«O
che gli hanno chiesto di fare il testimonial per una nuova linea di
abbigliamento molto colorata.»
«Voi
dite che ha più speranza di cavarsela con una spiegazione surreale?» Chiese
divertita Mia. «Comunque, è certo che adesso non mi chiamerà più.»
«Al
massimo ti contatterà per un lavoro da imbianchino.»
«Mi
servirebbe uno per pittare casa... ma conoscendo bene la sua anima da
imprenditore si sarà già venduta la giacca a qualche critico d’arte»
Le
ragazze proseguirono così, ancora per molto.
Mia
era eccitatissima. Si sentiva più leggera ora che si era liberata di quel
grosso peso e terribilmente divertita per il modo in cui era finita. Le doleva
la testa, per quanto aveva riso alle battute delle amiche. Una serata con loro
era proprio quello che ci voleva: divertimento puro senza alcuna pretesa. A
differenza degli uomini, loro non la deludevano mai. Ora aveva soltanto bisogno
di ballare.
«Dove
stiamo andando?» Chiese alle ragazze.
«Cara,
lascia fare a me.» Rispose Francesca. «Il mese scorso ho conosciuto Roel, un
gran bel pezzo di cubano. In realtà prima ci sono stato a letto e poi l’ho
conosciuto.» Spiegò orgogliosa. «Comunque sono stata invitata al suo locale e
non si escludono repliche.»
«Certo!»
Aggiunse Mia. «E forse stasera gli chiederai anche il cognome oltre al nome.»
La
risata generale terminò con l’avvistamento delle luci esterne del locale.
La
serata era al Conga, dove il martedì Roel, insegnante di salsa cubana, organizzava
uno dei migliori appuntamenti della settimana, gettonatissima dai salseri fiorentini.
Arrivate
fuori al locale, parcheggiarono la macchina e raggiunsero l’entrata, dove trovarono
due buttafuori e Roel. «Ciao caro. Possiamo passare io e le mie amiche?» Chiese
amabilmente Francesca, gettandosi tra le braccia del grosso cubano.
«Prego.
Mujeres così belle sono sempre le benvenute qui al Conga.» Rispose Roel,
ammirando i corpi delle quattro giovani donne.
Mia
e le amiche si inoltrarono all’interno. Era la prima volta che partecipava a
una serata cubana. I suoi ultimi partner l’avevano abituata a uscite di altro
genere: Marco amava ballare la musica house, Giovanni era tipo da pizza e
cinema e con Armando si godevano ricche cene e sesso clandestino.
Quando
arrivò alla pista di ballo, rimase folgorata da quell’atmosfera meravigliosa.
La sala era ampia e luminosa, caratterizzata da un elettrizzante gioco di luci
colorate che danzavano nell’aria. Era pavimentata con larghe piastrelle quadrate
di marmo lucido, che le donavano splendore e sfarzo quasi ipnotico. Un elegante
gioco di specchi ne accresceva la profondità sebbene fosse già di per sé
grande, e aggiungeva il piacevole effetto speciale di moltiplicare all’infinito
le coppie danzanti.
Era
attorniata da decine di coppie di ballerini che sembravano volare sulla pista.
Non si spiegava come fosse possibile che, in quella danza magica, apparissero
tutti più belli e terribilmente erotici. Si rese conto di non poter competere
con loro ma capì subito che voleva far parte di questo mondo.
«Voi
sapete ballare?» Esclamò preoccupata guardando le amiche. «Io non credo di
farcela.»
«Certo!
Non è poi così difficile.» Rispose Paola.
«Guarda
lì, un gustoso pacchetto di cioccolatini.» Fece notare eccitata Simona.
«Stasera ci aspetta un bel mal di pancia.»
Non
indugiò un secondo in più. Insieme a Paola si lanciò in prima linea verso di
loro. «Ciao ragazzi, c’è qualcuno che fa ballare due giovani principianti?» Propose
con malizia.
«Venite
qua, piccole! Vi facciamo divertire noi.» Due mulatti presero Simona e Paola e
le guidarono al centro della pista.
«Sul
serio sanno ballare quelle due?» Chiese Mia perplessa a Francesca.
«Per
niente. Ma non penso che il loro obiettivo sia imparare.»
«Scusa,
ti va di ballare?» Avanti a lei comparve un ragazzo moro di bell’aspetto, con
indosso una camicetta bianca avvitata ai fianchi, che metteva in risalto il suo
fisico atletico. Il ragazzo le porgeva la mano con fare gentile.
«Non
so… sto qui con le mie amiche.» Mia si sentì del tutto spiazzata. «Non ho mai
ballato salsa in vita mia.»
«Nessun
problema. Ti mostro io come si fa. Tu mi devi solo assecondare.» Il ragazzo
dallo sguardo penetrante sembrava molto sicuro di sé e continuava a tenderle la
mano.
“Perché
no!” Mia gli diede la sua. “Stasera dobbiamo divertirci.” E lo seguì sulla
pista da ballo. Si girò un attimo a salutare Francesca, che rimase a fissarla
fumante d’invidia.
Il
ragazzo si fermò e si voltò verso Mia. Lei lo scrutò imbarazzata, restando
rigida e immobile davanti a lui, con le braccia stese lungo il corpo. Lui sorrise
e le prese con delicatezza le mani. Poggiò il palmo sinistro di Mia sulla sua
spalla destra. La cinse da dietro la scapola e con uno scossone la tirò verso
di lui. Mia si ritrovò con le spalle rette e il petto in fuori a pochi
centimetri dal suo corpo.
“Ci
sa fare!” Pensò, sentendo i suoi battiti accelerare.
«Rilassati,
ti guido io.» Cominciò a muovere i piedi a ritmo di musica, una volta in avanti
e una volta dietro, conducendola in maniera decisa. Mia, si lasciò guidare,
affidandosi completamente a lui. Sorpresa di se stessa, notò che riusciva a
seguirlo senza troppi problemi. Poco dopo, era già padrona del passo base.
«Brava!
Stai andando bene.» Si complimentò il giovane ballerino.
«E’
grazie a te. Sei un bravo maestro.»
«Allora
proviamo con qualche giro.»
L’abile
ballerino moro cominciò a farla girare su se stessa, mentre la minigonna le volava
in aria per la gioia degli spettatori. La prima volta, Mia se la abbassò prontamente
con la mano ma, quando la musica s’impadronì di lei, non pensò più a niente.
Cominciò ad accentuare i movimenti e a scuotere le spalle. Lo guardava dritto
negli occhi e gli sorrideva divertita.
Quando
terminò la canzone era esausta ma eccitatissima.
«Che
bello! È stato troppo divertente.» Esclamò gioiosa.
«Hai
detto che non sapevi ballare. Ti sei scatenata invece.»
«Piacere.
Sono Mia.» Gli porse la mano.
«Io
sono Lorenzo.»
“Mia
non fartelo scappare.” Pensò con prontezza.
«Ho
sete, mi offri qualcosa al bar?» Gli chiese candidamente, senza lasciargli la
mano.
«Certo!
Vieni con me.» Lorenzo la scortò tra la folla sfrenata che ballava intorno alla
sala, riuscendo ad arrivare incolumi al bancone del bar.
«Cosa
bevi?» Le chiese.
«Sei
tu di casa.»
«Allora
due Mojito andranno bene.»
Poco
dopo arrivarono i due cocktail ordinati. «Prendi ti piacerà, è un tipico
alcolico cubano.»
Mia
sorseggiò il suo Mojito. «Mmm, buonissimo.» Dichiarò sorpresa. «Sei un ottimo ballerino.
Sei forse un maestro di salsa?» Era molto brava a lusingare gli uomini con cui
parlava.
«No,
il mio è soltanto un hobby. In realtà sono un vigile del fuoco.»
«Caspita!
Un vero eroe. Sai quante giovani donne in pericolo avrai salvato.»
«In
realtà oggi solo un paio, bloccate fuori casa.» Rispose compiaciuto Lorenzo. «E
tu invece che lavoro fai?»
«Io
gestisco una filiale dell’Adecco. Non è certo un impiego elettrizzante come il
tuo, ma anch’io aiuto la gente.»
Nell’aria
cominciò a suonare una canzone dei Los Van Van. Una ragazza bionda e minuta,
vestita con un vistoso e coloratissimo abitino da gara di ballo, si avvicinò a
Lorenzo e lo prese per la mano.
«Lorenzo,
mi fai da partner per questo pezzo? Stasera non abbiamo ancora ballato
insieme.»
«Sto
parlando con un’amica. Facciamo la prossima.»
«Ci
parli dopo.» La ragazzina lanciò un sorrisetto dispettoso a Mia e trascinò
Lorenzo al centro della sala.
I
due cominciarono a infiammare la pista. Ballavano in modo appassionato ed
energico, dando sfoggio del loro ampio bagaglio di figurazioni. I loro
movimenti risultavano sempre puliti ed eleganti, a dimostrazione di una lunga
preparazione alle spalle e anche di un’intesa maturata in un discreto numero di
balli in coppia. Mia provò un pizzico d’invidia nei confronti della biondina,
che stringeva forte l’affascinante moro. Nonostante fosse molto preso, Lorenzo
non mancava occasione, tra una figura e l’altra, per girarsi verso di lei e
sorriderle. Dal bordo della pista, con il cocktail in mano, Mia lo fissava
senza staccargli gli occhi di dosso. “E’ bravissimo! Leggermente esibizionista
direi.”
Terminata
la canzone, i due tornarono da lei. La ragazzina si giustificò, fingendo dispiacere:
«Scusa per prima ma questa canzone richiedeva due buoni ballerini.»
Mia
non era certo venuta per questo ma era stato tutto così travolgente e non riuscì
a trattenersi. «Non ti preoccupare. Mantieni questo.» Le piantò il suo
bicchiere in mano. Afferrò la camicia di Lorenzo, lo tirò a sé e lo baciò con
passione, mentre la ragazza rimase a fissarli con occhi spalancati, senza
lasciare il cocktail.
Mia
staccò lentamente le labbra da quelle di Lorenzo e gli sorrise con i suoi occhi
verde smeraldo. Poi riprese il suo Mojito e liquidò la piccoletta. «Grazie, ora
puoi andare.»
La
ragazza guardò Lorenzo ancora allibita. Avrebbe voluto dirgli qualcosa ma le
parole non le uscirono. Infine si allontanò irritata, sbattendo una coppietta
per aria.
«Se
volevi farla innervosire, mi sa che ci sei riuscita.»
«In
realtà, volevo solo verificare se baciassi bene quanto balli.»
«Allora
dovresti concedermi un altro ballo.»
Mia
non si fece sfuggire la sua provocazione. Lo afferrò con la mano dietro la testa
e lo tirò di nuovo a sé. Questa volta il bacio fu molto più lungo. Lui la cinse
con il braccio dietro la schiena e la strinse contro il suo corpo.
“Meglio
del ballo.” Pensò lei, schiodandosi dalle sue labbra.
Lui
le prese la mano, la portò vicino alla bocca e la baciò, fissandola negli occhi.
Poi notò qualcosa di strano.
«Sei
una pittrice per caso? Hai le mani sporche di vernice.»
«No.» Rise. «E’ una lunga storia.»
«No.» Rise. «E’ una lunga storia.»